MONTE BIANCO mt. 4.807
- via A. Ratti (via normale italiana) -
     
 
     

Località di partenza: La Visaille mt. 1.640
Dislivello: 3.131 mt., 1° giorno 1.395 mt., 2° giorno 1.736 mt.
Difficoltà: PD+ corda, piccozza, ramponi
Ore: 5 h fino al Rif Gonella - 6 / 8 h fino al M. Bianco
Periodo: da giugno a settembre

     
 
     

Si parte da La Visaille (Val Veny) e si percorre la strada asfaltata che porta al lago di Combal. Prima del ponte si prende a destra, si passa accanto al bar e si segue il sentiero che percorre la morena alla destra orografica del ghiacciaio del Miage. Al termine della morena ci si porta al centro del ghiacciaio e lo si percorre seguendo ometti e bollini non sempre facili da individuare ma che conviene seguire perché costituiscono il percorso meno faticoso per risalire il ghiacciaio coperto da detriti.
Dopo più di 5 km di pietre sconnesse, oltrepassato il ghiacciaio del Dôme, la traccia gira a destra abbandonando il ghiacciaio del Miage per risalire il pendio roccioso che porta al rifugio (qualche catena e qualche scaletta). Si raggiunge così il confortevole rifugio Gonella, situato a 3.071 mt.
Il secondo giorno la sveglia è a mezzanotte, è preferibile quindi raggiungere il rifugio abbastanza presto per avere il tempo di acclimatarsi e riposarsi. Dal rifugio si segue la traccia che in breve porta sul ghiacciaio del Dôme. Da questo punto in poi il percorso varia parecchio a seconda delle condizioni, non basatevi su relazioni che parlano di scalette sui crepacci o paletti catarifrangenti. In generale si può dire che a inizio stagione si risale il ghiacciaio con poche svolte, passando direttamente i crepacci sui ponti di neve, mentre a fine stagione o in anni di scarso innevamento, il percorso si fa tortuoso e impegnativo. In ogni caso si risale il ghiacciaio nel ramo occidentale, compreso tra le creste delle Aiguilles Grises e il contrafforte meridionale del Dôme du Gouter, e oltrepassando la terminale, in genere chiusa, si sale il pendio che porta poco sopra al colle delle Aiguilles Grises.
Da qui si segue la cresta che, con tratti di facile misto, porta al Piton des Italiens, 4.002 mt., sullo spartiacque tra Italia e Francia. Si percorre la cresta, inizialmente piuttosto affilata, fino a raggiungere il panettone del Dôme du Gouter, 4.306m. Poco oltre si incontra la traccia, generalmente molto marcata, che sale dal rifugio Gouter. Con percorso a svolte si risale il pendio che porta al rifugio-osservatorio Vallot, poi si segue interamente la cresta delle Bosses, a tratti affilata, si costeggiano le roccie della Tournette, 4.677 mt., e si giunge finalmente in vetta al Monte Bianco, 4.807 mt., (6 - 8 ore).

     
 
     

Discesa: si può scegliere tra varie possibilità: tornare per la via di salita, tenendo presente che bisogna riattraversare i crepacci del ghiacciaio del Dôme e che la discesa dal rifugio Gonella è interminabile; scendere al rifugio Gouter; proseguire la traversata fino all’Aiguille du Midi, percorrendo la via normale francese; in questo caso si scende al col della Brenva, 4.303 mt, per poi risalire leggermente tagliando il pendio sotto il Mont Maudit fino a una sella dalla quale si scende, in doppia o in conserva, un ripido pendio di circa 50 metri.
Da qui si scende ancora e si risale fino alla spalla del Mont Blanc du Tacul, e si scende ancora per 500 metri fra seracchi e crepacci, fino al largo pianoro del col du Midi, 3.532 mt.
Da qui si può nuovamente scegliere il percorso. Si può pernottare al refuge des Cosmiques per concludere il giorno seguente la traversata fino al rifugio Torino, oppure si può risalire ancora di 250 metri all’Aiguille du Midi, da dove partono le funivie per Chamonix o per il rifugio Torino e La Palud (Courmayeur). In questo caso occhio all’orario (ultima corsa verso le 16/16:30).

NOTE: l’itinerario è maestoso e di grande soddisfazione, non presenta vere difficoltà alpinistiche ma non va assolutamente sottovalutato, sia per le quote alle quali si svolge, sia per la sua lunghezza, e richiede una buona conoscenza delle tecniche di progressione su ghiacciaio e su cresta.

Relazione di: Paolo Bois