GRAN PARADISO mt. 4.061 |
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Località di partenza: Pont Valsavarenche 1.960 mt.. 37 km da Aosta Dislivello: mt. 2.101 Difficoltà: F corda, picozza, ramponi Ore: 1° giorno 2h, 2° giorno 4h Periodo: luglio, agosto, settembre |
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Pont si raggiunge tramite la A 5 TO-AO uscendo ad Aosta, proseguendo direzione Monte Bianco, prendendo per Valsavarenche. NOTE: ascensione che non presenta particolari difficoltà, la via di salita è sempre affollata e ci si puo' dare fastidio sulle rocce attorno alla cima tra chi scende e chi sale. Relazione di: Erik Rosazza |
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Il Gran Paradiso è una delle ascensioni più appaganti dell’intera Valle d’Aosta. La posizione strategica di questo 4.000, interamente in territorio italiano, permette di spaziare con lo sguardo a 360 gradi. Intorno e alle spalle tanti 4.000, di fronte l’inconfondibile piramide del Monviso, l’Argentera e se la giornata è tersa si vede anche oltre il limite delle Marittime. La mia salita risale al 3 e 4 agosto 2009. Due giornate scelte con un’attenta consultazione delle condizioni meteo, è fondamentale un costante monitoraggio prima di effettuare una gita in alta quota, e sorrette da un pizzico di buona sorte. La prima giornata, dedicata al raggiungimento del Rifugio Vittorio Emanuele II (mt. 2.734) si risolve in una tranquilla camminata escursionistica dalla conca di Pont Valsavarenche (mt. 1.960) dove si lascia la vettura in un ampio parcheggio. La mulattiera che porta al Rifugio è una classica strada di caccia reale, ottimamente conservata e risistemata. Con andatura assolutamente comoda si arriva al Vittorio in circa 1h e 40’. Dal rifugio si gode un buon panorama sul Ciarforon (mt. 3.642) che si specchia nel laghetto antistante il Rifugio. La giornata, come da previsioni meteo è però grigia, il cielo coperto e lo spettacolo lo si potrà godere solamente il giorno dopo con condizioni da cartolina. Vittorio Emanuele, secondo consuetudine super affollato e doppio turno per la cena comunque ottima. Per il riposo notturno, le camerette in questa caratteristica struttura a semibotte rovesciata, assomigliano molto alle cuccette di un vagon lit. La sveglia suona presto (alle 3.15), l’ascensione al Granpa è lunga e bisogna mettersi in marcia di buonora per arrivare alla cresta sommitale prima del maxi ingorgo di cordate. La cresta assomiglia più a una corsia di una tangenziale nell’ora di punta che a un percorso a oltre 4.000 metri. La salita al Granpa, pur essendo ampiamente alla portata di chi ha una buona preparazione fisica di base, non è però così banale come tante guide indicano. Premesso che la valutazione di difficoltà di un itinerario è, e resterà sempre estremamente soggettiva, trovo riduttivo etichettarlo come il 4.000 più facile delle Alpi con un semplicistico F. Se prendiamo l’itinerario che da Plateau Rosa (comodamente raggiungibile con gli impianti da Cervinia) conduce in poco più di due ore ai 4.165 mt del Breithorn Occidentale, effettivamente il 4.000 meno impegnativo dell’arco alpino, e lo compariamo, non si possono sottolineare differenze considerevoli. Il Granpa è un itinerario lungo il doppio, 4 ore, che copre un dislivello di 1.327 mt contro 685 mt, una bella sfida fisica innanzitutto. Dopo l’attraversamento del ghiacciaio del Gran Paradiso, la caratteristica “schiena d’asino” a quota 3.700, il ghiacciaio di Moncorvè dove dal colle (3.851 mt.) l’omonima Becca (3.875 mt.) appare come un modesto cocuzzolo, un’occhiata al “dequalificato” Roc (estromesso dall’elenco dei 4.000 ufficiali) e superata la crepaccia terminale la cresta finale. Si sale per grossi blocchi (I grado) sino a un traverso. Pochi metri, ma su una cengia dove ci sono pochi centimetri per poggiare gli scarponi ramponati, espostissima sul versante della Tribolazione con un salto netto di 600 mt. Gli spit in parete e i rinvii permettono di superare la difficoltà senza troppi patemi, regalando un pizzico di brivido. Per tutte queste considerazioni credo che la classificazione F+ il Granpa la meriti tutta. Relazione di: Stefano Sciandra |
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