La salita alla Becca d'Aver m. 2.469 rappresenta una classica della Valtournenche.
Escursione breve, bastano un paio d'ore per coprire un dislivello inferiore ai 700 metri , per regalarsi un belvedere
davvero incantevole.
L'elevazione sorge sullo spartiacque tra la Valle di San Barthelemy e la Valtorunenche offrendo un panorama ad ampio raggio.
Oltre all'immancabile Cervino, il gruppo del Monte Rosa e ancora l'Emilius e più lontano il massiccio del Monte Bianco.
Due le vie di accesso alla vetta.
Dall'abitato di Antey Saint Andrè si devia a sinistra in direzione Torgnon sino a raggiungere dopo parecchi
chilometri Septumian m. 1.673 e quindi la radura di Chantorné m. 1.818 poco oltre un'area picnic.
Lasciata la vettura si può scegliere la prima possibilità, che tenendosi a sinistra e con diverse giravolte conduce al
Colle d'Aver m. 2.330.
Si tocca la Cappella della Madonna della Neve infine si raggiunge la vetta della Becca d'Aver segnata da un croce metallica.
Dalla sommità, per cresta, se si desidera si può raggiungere la vicina Cima Longhede.

L'altra opportunità, più impegnativa, riguarda la possibilità di salire per cresta dal Col Fenetre m. 2.182
Sempre da Chantorné ci si dirige a destra attraversando un bosco di abeti e larici sino a giungere a un bivio.
A destra è la via per il Mt. Meabé la cui anticima misura mt. 2.556, il raggiungimento della vetta vera e propria
m. 2.617 presuppone esperienza alpinistica.
Tralasciando la deviazione e tenendosi a sinistra si raggiunge il Col Fenetre da cui, sempre a sinistra, si stacca il
sentiero che per cresta conduce alla vetta della Becca d'Aver.
Prima parte ripida su terreno detritico e insidioso attrezzata con catene.
Il tracciato prosegue con altri tratti piuttosto esposti dove altre catene offrono sicurezza.
Il mio personalissimo consiglio, dopo aver salito entrambi i versanti è di coprire un percorso ad anello con partenza
e arrivo da Chantorné: salita dal Fenetre e discesa dal Colle d'Aver per una giornata che premia lo sguardo sulle
principali vette valdostane.

Relazione e fotografie di: Stefano Sciandra