MONTE EMILIUS mt. 3.559
- cresta ovest -
     
 
     
monte emilius
     
Località di partenza: Pila mt. 1.800
Dislivello e lunghezza: 1.097 mt. all'attacco della ferrata + 700 mt. circa di percorso attrezzato
Difficoltà escursione : EE/F- con passaggi continui su ferrata
Difficoltà ferrata: EEA
Attrezzatura: da ferrata (casco, imbracatura, cordoni e moschettoni con dissipatore)
Ore: 3,5 h fino all’attacco. 3-4 ore fino in vetta . 4 ore per la discesa
Periodo: luglio, agosto, settembre
     

Da Aosta si seguono le indicazioni per Pila , si risale tutta la strada regionale 18 sino ad arrivare al primo parcheggio posto nei pressi dell'arrivo della cabinovia Aosta-Pila.
Raggiungere il lago di CHAMOLE' usufruendo dell' omonima seggiovia o a piedi risalendo il sentiero che taglia tra bosco e pista da sci.

Dal lago proseguire sulla sinistra, sino al COL REPLAN (2439m) per poi affrontare una ripida discesa, che porta al vallone di COMBOE' (2150 mt.). Attraversare la conca e risalire per pietraie il pendio ,che porta al caratteristico masso, dove è situata la diramazione per la via diretta alla Becca di Nona (SX)o per quella che passa prima per il bivacco FEDERIGO (DX) scelta da noi.
Risalendo tratti morenici e tracce di sentiero si vede luccicare in alto il ponte tibetano , si accede poi all'ultima ripida rampa che porta al COL CARREL (depressione tra la BECCA e la cresta dell' EMILIUS) dove è posto il bivacco FEDERIGO ZULLO (2907 mt.).

Da dietro il bivacco si attacca la cresta lungo una traccia di sentiero non protetta fino a raggiungere l'inizio del tratto attrezzato. Si prende quota seguendo il filo della cresta, tra gradini e cavi metallici con divertente progressione si arriva al gendarme dal quale spicca il ponte tibetano lungo una ventina di metri (1ora). Si attraversa il ponte su tavole di legno e cavi d’acciaio quasi rallentati dall’attrito dei moschettoni per poi riprendere la cresta fino a raggiunger lo spartiacque tra il vallone di Arbolle e quello di Comboé , qui il panorama spazia sulla Grivola,il lago gelato e la punta Garin.
Con aerei saliscendi si superano il Mont Ross di Comboé e il piccolo Emilius e si raggiunge la via di fuga della ferrata che scende per una ripida pietraia al sentiero per il rifugio Abolle (1 ora).

Continuando verso la vetta si incontra un breve tratto verticale superabile agevolmente grazie ai numerosi gradini. L’ultimo tratto che giunge al gendarme sommitale del Monte Emilius e’ la parte piu’ impegnativa e insidiosa della ferrata; alcuni metri di ripido nevaio non proteggibile potrebbero rendere pericoloso l’attraversamento fino a stagione inoltrata (neve ghiacciata). Seguono alcuni metri verticali che non sono stati attrezzati con gradini ma con un solo cavo d’acciaio probabilmente a causa della scarsa qualità della roccia, quindi il passaggio si supera con arrampicata su buoni appigli ma facendo attenzione a non scaricare pietre ai compagni sottostanti. Superato il punto chiave della gita si prosegue su pietraia con altri passaggi di ferrata sino a toccare la cresta sommatale che in breve raggiunge la cima del Mont Emilius m 3.559, (2 ore).

Discesa: dDalla cima si scende lungo il sentiero della via normale che porta al Colle dei Tre Cappuccini dopo una ripida e insidiosa pietraia (30'). Dal colle seguendo il segnavia n 14 si percorre il sentiero che raggiunge prima il Lago Gelato poi il lago di Arbolle e l'omonimo rifugio; da qui si risale su percorso ripido sino al Colle di Chamolè e si inizia la lunga discesa sino a Pila passando dal Lago Chamolè seguendo l’itinerario di salita.

Note: bella e panoramica ferrata, a tratti probabilmente troppo attrezzata e in altri dove magari serviva meno…..,divertente il ponte tibetano. Si può spezzare in due giorni la gita dormendo al bivacco Federigo (consigliato).
Da tenere in considerazione la lunga discesa dall’Emilius fino a Pila.

Relazione di: Erik Rosazza
Fotografie di: Erik Rosazza e Stefano Pivot

 
   
 
   
 
 
 
     
 
     
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Il Monte Emilius, a mio modesto avviso, rappresenta la montagna perfetta come spartiacque tra escursionismo e alpinismo.
Un confine sottile, spesso argomento di discussione, e tracciato sulle basi di valutazioni personali.
L'Emilius fu scalato per la prima volta nel 1.826 dal canonico Georges Carrel.
In origine la montagna si chiamava "Le Pic De Dix Heures", ma nel 1.839 una giovane fanciulla quattordicenne, Emilie Argentier lo scalò e il canonico Carrel propose di ribattezzare la vetta con il nome di Emilius in onore della giovane Emilie.
Gita lunga adatta a ottimi camminatori se la si vuole coprire in giornata, fattibile anche spezzandola in due giorni con un pernotto al Rifugio di Arbole.
La salita che vado a descrivere è stata fatta in giornata in un fine agosto dell'estate 2008 con un pizzico di brivido nel finale a causa di una fitta nevicata iniziata appena conquistata la cima.
Dall'arrivo della seggiovia dello Chamolé, a quota 2.303, si inizia a camminare su un bellissimo sentiero a mezzacosta che aggira un paio di costoni e conduce in una decina di minuti al Lago dello Chamolé (mt. 2.311).
Aggirato il lago sulla sinistra si prende il sentiero che traversa a mezzacosta verso destra fino a un vallone erboso e dopo averlo superato si sale verso il Colle di Chamolé (mt. 2.641) che si raggiunge in circa 40' dall'arrivo della seggiovia. Arrivati al Colle si gode un bellissimo panorama sulla conca di Arbole e sul massiccio dell'Emilius.
Dal colle si scende per circa 150 metri verso il rifugio di Arbole, questo tratto rappresenterà una difficoltà in più al ritorno, quando si avrà nella gambe l'intera impegnativa camminata e si dovrà affrontare il dislivello in salita per ritornare al Colle di Chamolé.
Scendendo dal colle si procede in direzione del Lago di Arbole si attraversa la piccola diga di sassi che chiude l'invaso, si toccano alcune baite ed eccoci al Rifugio di Arbole (mt. 2.510) in circa un'ora dall'arrivo della seggiovia.
Dal rifugio comincia l'itinerario vero e proprio per l'Emilius.
Si lascia sulla destra il sentiero che conduce al colle Garin e si sale verso il Lago Gelato collocato a 2.956 mt. (1 ora circa dal rifugio, 2 dall'arrivo della seggiovia dello Chamolé) in mezzo a un anfiteatro dominato dall'Emilius e dalla Punta Rossa.
Dal Lago Gelato è ben visibile la tappa successiva che porta al Colle dei Tre Cappuccini (mt. 3.241) caratterizzato da tre denti rocciosi sulla parte bassa della cresta Sud della normale all'Emilius.
L'altro valico ben individuabile dal Lago Gelato è il Colle d'Arbole (mt. 3.154) itinerario a destra.
Si continua tenendo la sinistra e attraverso una pietraia superando qualche grosso masso si arriva al Passo (1 ora dal Lago Gelato) da dove si apre una bella vista sulla Tersiva (mt. 3.512).
Dal Passo dei Tre Cappuccini si attacca la cresta Sud.
Subito un tratto delicato ed esposto dove una targa commemorativa ricorda la tragica fine di una escursionista.
La pendenza è aumentata e decisa, il terreno è impervio, sfasciumi e grossi blocchi.
A quota 3.400, tenendo la sinistra, aiutandosi con le mani e superando qualche passo di facile arrampicata (I grado) evitando i salti di rocce della parete est si raggiunge la cima (1 ora dal Passo dei Tre Cappuccini) dove è posizionata una Madonnina.
In cima si comprende come l'etichetta di migliore belvedere della Valle d'Aosta sia ampiamente meritata trovandosi l'Emilius esattamente al centro della Valle d'Aosta.
Purtroppo le condizioni meteo, poco favorevoli, impediscono di godere del panorama.
Si vede Aosta, un puntino 3.000 metri più in basso, la Becca di Nona che con i suoi 3.142 mt. (visti dall'alto) sembra il fratello minore dell'Emilius.
Pochi minuti in vetta e alle ore 12 esatte, dopo 4 impiegate per raggiungerla, inizia a nevicare.
Fenomeno inconsueto per essere il 25 agosto, come il calo termico improvviso di una decina di gradi.
Discesa immediata con la neve che attacca la roccia in fretta trasformando l'itinerario, già impegnativo in alpinistico.
La nevicata prosegue piuttosto copiosa sino al Passo dei Tre Cappuccini.
Superato il Passo e scendendo verso il Lago Gelato la situazione migliora rapidamente ed ecco comparire qualche raggio di sole.
Si scende con tranquillità sino al Rifugio di Arbole per una meritata birra.
Dopo la sosta si affronta la salita al Colle di Chamolè, da dove si torna al lago di Chamolè e alla stazione di arrivo della seggiovia.

Relazione di Stefano Sciandra
     
 
 
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