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Addio capanne di legno e lamiera: il bivacco alpino diventa high tech |
BIVACCO
GIUSTO GERVASUTTI m. 2.835 |
Collocato a 2.835 mt. con unità fotovoltaiche e sensori per il ricambio dell'aria |
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il bivacco visto dall'alto: sul tetto i pannelli solari che alimentano l'impianto fotovoltaico |
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Un tempo erano semplici e spartane capanne di legno con il tetto in lamiera, mimetizzate tra le rocce e quasi invisibili
agli alpinisti alla ricerca del bivacco per riposare, prima dell'assalto alla vetta.
Adesso anche quei micro rifugi incustoditi seguono la tendenza high tech ed ecco qui il primo bivacco alpino di
nuova generazione.
Ha sostituito alla fine dell'estate 2011 lo storico bivacco Gervasutti (Val Ferret), sul ghiacciaio del Freboudze del Monte
Bianco che guarda la parete Est delle Grandes Jorasses.
La presentazione è avvenuta a Courmayeur in occasione della premiazione Piolet d'or, che elegge il miglior alpinista
del mondo. |
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A vederlo questo nuovo bivacco d'alta quota sembra un sommergibile, o anche la fusoliera di un aereo.
In effetti gli architetti che su commissione del Cai lo hanno progettato, i torinesi Stefano Testa e Luca Gentilcore,
si sono ispirati a esperienze nautiche e aeronautiche che consentono al nuovo bivacco di resistere meglio nel tempo
alle difficili condizioni climatiche in altitudine.
La vecchia struttura, fondata nel 1948 e ricostruita nel 1961 dalla scuola di scialpinismo Sucai del Club alpino di Torino,
è stata smantellata e ha lasciato il posto al nuovo modello che può ospitare dodici persone.
Nessun cantiere in quota.
Il bivacco è costruito in fabbrica ed è stato trasportato in elicottero e ancorato ai 2.835 metri in una sola giornata.
È realizzato in quattro moduli (ingresso, locale per il pranzo, due camerate con 12 posti letto).
Il bagno chimico sarà invece sistemato all'esterno.
Trenta metri quadrati per 1.980 chili «per offrire un comfort ottimale, con un'attenzione particolare all'igiene e alla sicurezza
spiega Testa e aggiunge: «abbiamo voluto trovare una via intermedia tra il bivacco storico e il rifugio.
Del resto non si capisce perché oggi si sale in quota attrezzati e vestiti con materiali all'avanguardia e si debba dormire
in capanne di lamiera scomode e maleodoranti, ferme agli anni 40. |
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il bivacco presentato al pubblico a Courmayeur, prima di essere elitrasportato in quota |
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Nel nuovo Gervasutti l'energia elettrica è prodotta da unità fotovoltaiche con accumulatori di ultima generazione
posizionati sotto il pavimento, utili per soddisfare i bisogni primari: illuminazione interna ed esterna, piastra a
induzione per la cottura di cibi, chiamata di soccorso.
E la classica puzza di calzino che in genere aleggia nelle camerate farà parte dell'amarcord, almeno stando a quanto
promettono i progettisti.
Nelle stanze infatti è piazzato un sensore per attivare un ricambio d'aria meccanizzato, anche se gli ospiti dimenticano
di aprire le finestre-oblò.
Gli arredi sono resistenti e facili da pulire.
Le finiture delle pareti in legno di betulla.
Le parti imbottite delle brande, spesso causa di problemi di igiene, sono sostituite con reti di fibra al alta resistenza
inalterabili, ignifughe, idrofughe e antibatteriche.
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il bivacco al suo interno |
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E il tocco di modernità è un diario del bivacco all'avanguardia: non più il librone con autografi e informazioni
sulle condizioni delle vie, ma un computer con un software che potrà essere consultato anche da casa.
Il primo è stato' installato sul ghiacciaio del Freboudze, nel massiccio del Monte Bianco, il secondo sarà installato
sotto il Naso del Lyskamm, sul Monte Rosa: sono le nuove, e per ora uniche, tipologie 'hi-tech' di bivacco alpino, ideate e
realizzate da architetti torinesi, in cui si fondono comfort, sicurezza, resistenza, igiene e rispetto dell'ambiente.
Quelle che un tempo erano semplici e spartane capanne di legno o di lamiera, nate per ospitare gli alpinisti di passaggio
alle alte quote, ora diventano strutture all'avanguardia.
Il primo bivacco ad alta tecnologia sara' il 'Giusto Gervasutti', che sorge su un isolotto roccioso in mezzo al ghiacciaio
del Freboudze (Val Ferret-Courmayeur), a 2.870 metri di quota.
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il bivacco durante la fase di trasporto e montaggio in quota |
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il bivacco durante la fase di montaggio |
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La struttura costruita a valle, è stata elitrasportata in quota e fissata nella roccia (senza bisogno di fondamenta) in un
giorno di lavoro.
''Gli apparati tecnologici integrati - spiega l'architetto Gentilcore - risolvono l'autonomia energetica e consentono
una gestione integrale dei reflui prodotti.
La manutenzione e' molto limitata e in caso di danni rilevanti e' possibile intervenire sui singoli moduli elitrasportandoli
a valle per le riparazioni''.
Per gli amanti del panorama c'è anche una vetrata con vista sulla Val Ferret.
''Il fabbisogno di energia elettrica - aggiunge Gentilcore - e' generato dalle celle fotovoltaiche con batterie al litio.
Gli apparecchi installabili risolvono i bisogni primari: illuminazione, piastra ad induzione per la cottura di cibi, essicatoio,
chiamata di soccorso.
E' anche disponibile un sistema dedicato di autodiagnosi e di rilevamento di dati ambientali, con funzione di e-book on line''.
Infine, l'involucro del bivacco e' studiato per garantire livelli elevati di isolamento e un sistema di ventilazione naturale
consente la regolazione dei flussi.
Il costo si aggira sui 200.000 euro. |
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il bivacco al suo interno: libro virtuale, computer e posto di chiamata |
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Difficoltà: AD corda picozza e ramponi
Tempo di salita: 4 h da Lavachey
Ubicazione: su uno sperone roccioso sul ghiacciaio di Frébouze
Acqua: di fusione
Ascensioni:
Grandes Jorasses parete Est m. 4.208, Petites Jorasses m. 3.658, Aiguille de Leschaux m. 3.759
Note:
Sito in posizione remota ma spettacolare, presenta una salita interessante ma pericolosa in alcuni punti
per caduta pietre.
Percorso di salita:
Da Courmayeur proseguire in direzione del tunnel, giunti ad un curvone (La Pallud) deviare a destra per la Val Ferret;
risalire la vallata sino a La Vachey e lasciare l'auto nei pressi del torrente.
Passare il ponte e imboccare il sentiero che attraversa il bosco ed entra nell'ampio vallone morenico, il tracciato si
perde e bisogna seguire i rari bolli gialli e gli ometti di pietra, attraversare il torrente e risalire un irto pendio erboso sul
fondo della vallata.
Raggiunte le pareti rocciose si attraversa un ruscello e si sale sulla destra per rocce e placche con facile arrampicata
(II grado) per circa 80 metri; si prosegue su sentiero ripido ed esposto sino ai resti del bivacco di
Frebouze (m. 2.360) per poi attraversare a sinistra su pietraie e placche sotto il Mont Greuvetta e infine su nevai
si raggiunge il ghiacciaio di Frebouze (m. 2.550).
Risalirlo leggermente sulla sinistra badando ai numerosi crepacci e puntando all' isolotto roccioso su cui si
trova il bivacco;abbordare le rocce sulla destra e per placche raggiungere il Giusto Gervasutti m. 2.835.
Relazione: montagneinvalledaosta.com
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il bivacco Gervasutti ieri |
il bivacco Gervasutti oggi |
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