Le valanghe fanno strage sulle Alpi
quattro sciatori morti e uno disperso
E' Federico Negri, 44 anni, il disperso trovato morto stamattina.
Era un esperto di sci alpinismo e autore del libro "Ripido".
Il cadavere dal campo base di Bobbio Pellice è stato portato alla camera ardente del cimitero di Luserna San Giovanni
TORINO - A sera, nel refettorio del Rifugio Jervis, si attendono ancora le conferme ufficiali.
Mancano, purtroppo, solo quelle. Gli amici di Marco Capone, una delle quattro vittime della valanga della parete Bersais, non sono riusciti a trovare il suo corpo in fondo al canalone dove è precipitato: «Era arrivato sabato sera, aveva fatto colazione con noi domenica mattina ed era partito con tre amici». Ora Marco, 32 anni, è l'ultimo disperso nella tragedia dell´Immacolata. Nel pomeriggio di domenica le squadre del soccorso alpino e del 118 sono riuscite a recuperare le salme di Walter Rivoira, 42 anni di Torre Pellice e Max Podi. Il corpo di Federico Negri è stato ritrovato lunedì mattina.
Il gruppo dei quattro era partito ieri mattina presto con gli sci in spalla dal rifugio Jervis, 1.700 metri di quota in fondo alla val Pellice, nel Torinese. Racconta il gestore, Roberto Boulard: «Marco Capone li avrebbe dovuti guidare in cima alla parete Bersais, sulla destra della conca del Prà.
Qui, da oltre 2.000 metri sarebbero poi scesi con gli sci». Capone, giovane ed esperta guida alpina, quella strada la conosceva bene e l´aveva percorsa già mercoledì per un´escursione analoga. «Ogni tanto - spiega Boulard - guardavo con il cannocchiale verso il canalone per verificare a che punto era arrivato il gruppo. L´ultima volta che li ho visti erano le 13.
Poi alle 15, quando non sono ricomparsi oltre l´avvallamento, ho dato l´allarme».
Ai soccorritori giunti in elicottero a metà pomeriggio è toccato solo il compito di recuperare le vittime della tragedia.
Il caldo ha fatto staccare una placca a vento, una crosta di neve fresca ghiacciata che ha investito in pieno il gruppo facendolo precipitare nel canalone per circa 400 metri.
Le due salme recuperate sono state portate nel pomeriggio al cimitero di Bobbio Pellice.
Ma solo Rivoira è stato riconosciuto con certezza. In serata il buio ha costretto il soccorso alpino a interrompere le ricerche che riprenderanno oggi.
È stato imprudente avventurarsi in quel canalone con le condizioni meteo di questi giorni?
Il meterologo Luca Mercalli osserva che «proprio sabato il meteo dava il rischio valanghe 3 e metteva tutti in guardia dal fenomeno delle placche a vento».
Gli amici di Rivoira parlano di «un eccesso di sicurezza che può aver tradito il gruppo». Anche se il gestore del rifugio allarga le braccia: «Marco Capone era una guida davvero esperta ed era certamente in grado di valutare il pericolo.
Io faccio il suo stesso mestiere da molti anni. Se dovessi lavorare con la certezza di non correre rischi, parteciperei a un concorso da impiegato alle poste».
È certo che i bollettini meteo dopo le intense nevicate di questi giorni parlano di rischi di valanghe su tutto l´arco alpino. Proprio ieri un altro sci-alpinista italiano, Pietro Buscaglia di Biella, è morto investito da una valanga sul versante francese, nella valle dell´Ubaye. Ma non sempre la conoscenza dei pericoli è un deterrente sufficiente a frenare la passione per la montagna: «Enzo e Max - si legge in un racconto di Federico Negri - sono appena scesi dal canale della Falce.
Anche loro, come me, hanno trovato la discesa bellissima.
Mi hanno dato del matto ma io so che loro lo sono più di me».