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Una notte indimenticabile

Era il mese di febbraio e la domenica mattina alle cinque e trenta ci ritrovavamo da Enrico; felici partivamo con le macchine cariche, con meta i bei pendii immacolati.
In quel periodo si andava spesso verso il passo del Maloja, e arrivati al paesino di Bondo, Remo ed io puntavamo lo sguardo verso l'intaglio della valle cercando di strappare una stupenda visione del pizzo Cengalo mt. 3.367 con il suo amico inseparabile Pizzo Badile mt. 3.308, l'interminabile spigolo lungo mille metri, e quella splendida pala, dove passa la via Cassin; poi, contenti come bambini con in mano lo zucchero filato, pensavamo a quando sarebbe venuta l'ora di tornare lì con il materiale da arrampicata.
Arrivò il mese di aprile, Remo ed io incominciammo a tastare roccia, l'idea era di allenarci, ma in definitiva tutte le salite erano un divertimento, uno spasso.
Siamo a luglio, mese ideale per fare certe salite, decidiamo per la fine del mese.
E' giunto il giorno di partire, la mattina alle nove passo a prenderlo, tardi rispetto ai nostri soliti orari, ma corretto dato che per oggi c'è solo da arrivare al rif. Sasc Foura'.
Ricontrolliamo gli zaini e ci dividiamo bene il carico, poi ci incamminiamo alla volta del rifugio, il paesaggio è sublime, anche se il sentiero non dà respiro, è veramente bello essere lì e pensare che la via che abbiamo in mente di fare è stata aperta nel 1923: quelli erano uomini forti!
Alla mattina la sveglia è alle cinque, e dopo una buona colazione, lasciato in un angolo il materiale in esubero, ci incamminiamo lungo il sentiero denominato "il viale".
Le nostre frontali illuminano il cammino, dopo un buon tratto di sentiero il cielo inizia ad illuminarsi, quindi spegniamo la nostra frontale e continuiamo fino al punto dove ci dobbiamo legare.
L'aria, pur essendo la fine di luglio, è pungente, ma la cosa non mi dà proprio fastidio, oltretutto era molto tempo che sognavo di essere qui, con un grande compagno di giochi.
Parte per primo Remo, come d'accordo, fin che non si trova in difficoltà va avanti lui.
Il sole adesso splende che è una meraviglia, il tempo ci è amico, l'unica cosa negativa è che ci sono altre cordate e perciò la via resta un po' trafficata, d'altronde su una via del genere pensavo di trovare ancora più persone.
Una lunghezza dopo l'altra Remo va' su che è un piacere.
Approfittiamo quando è circa mezzogiorno per fare una pausa, visto che davanti a noi, alle soste c'è un po' di macello, mangiamo un paio di cioccolati, qualche bustina di zucchero e soprattutto beviamo acqua.
Riparto io per un traverso verso sinistra dove c'è stato un crollo qualche anno prima e allora la via è stata leggermente modificata, ma il tiro dopo riparte in testa Remo e per le due siamo in cima.
Una calorosa stretta di mano e poi dieci minuti di riposo, il posto è incantevole, da qui si gode un panorama stupendo.
La discesa è lunga, abbiamo deciso di scendere ancora in Svizzera per dare un'occhiata alla via Cassin sulla Nord-Est e quindi dobbiamo fare qualcosa come trenta doppie.
Una dopo l'altra scorrono che è un piacere, ma il tempo fa le bizze e comincia ad annuvolarsi e come si dice in questi casi "come fa a piovere se è nuvoloso…. " … . inizia a nevicare ...
I fiocchi di neve, grossi come francobolli, arrivano da tutte le parti soprattutto dal basso, come se non bastasse, nel turbinio di neve perdiamo anche gli anelli cementati delle doppie, e poi tanto per gradire, si incastra la corda per ben due volte, per fortuna abbastanza vicino da permetterci di recuperarla senza rischiare molto.
Ma il tempo è tiranno, ci ritroviamo senza un buon ancoraggio ed il sole che sta tramontando.
Decidiamo di affrontare la notte in parete, da circa trenta minuti il tempo si è rimesso al bello.
Con un colpo di fortuna quasi al buio ritrovo un anello cementato, allora recupero Remo e attrezziamo veloci il posto da bivacco.
E' uno scivolo che ci permette di appoggiare almeno il sedere, ma l'anello cementato è più in basso di almeno quattro metri.
Leghiamo un capo della corda all'anello e tendiamo la corda con nut e friends sopra di noi, in modo da averla in tensione, e quindi assicurarci per la notte.
Svuotiamo gli zaini, avendo cura di non far cadere niente dalla parete.
Remo ha anche un telo termico, in cui avvolgere almeno le gambe di entrambi.
Indossiamo gli indumenti che abbiamo a disposizione e poi controlliamo quello che ci è rimasto per riempirci lo stomaco: tre cioccolati, due pacchetti di wafer, mezzo litro di acqua con integratori, una manciata di caramelle.
Il sole ormai è tramontato, abbiamo le nostre pile frontali e una volta sistemati le spegniamo e ci godiamo la pace e la tranquillità del posto.
La stellata è stupenda, Remo anche in una situazione così inusuale di passare la notte, non perde occasione di fare dono del suo sapere e del modo tranquillo in cui affrontare la situazione, tanto che riesco addirittura a prendere sonno e russare, ma quando arriva notte fonda mi sveglio dal freddo, il vento soffia e continua a sollevarci il telo e il freddo è sempre più pungente, perché ormai la roccia ha terminato di darci il suo calore e la temperatura dell'aria è diventata fredda, tanto che batto i denti e non riesco a fermare il tremore.
Finalmente arriva l'alba, il sole è proprio di fronte a noi e inizia a scaldarci, pian piano ci riprendiamo dal freddo e ci prepariamo per la discesa.
Riordiniamo il materiale da arrampicata e risistemiamo gli zaini.
La sera prima non riuscivamo a capire se la discesa era a destra o a sinistra della cresta, ora con la luce, vediamo che è a destra, ma se avessimo azzardato la discesa a tutti i costi e fossimo andati a sinistra, sì che ci saremmo trovati nei guai, una serie di placche che terminavano chissà dove.
E' ora di riprendere la discesa, sei doppie che comunque ci hanno impegnato per un paio d'ore buone ci portano al punto di partenza della via.
Avvolgiamo le corde e tiriamo via l'imbracatura con tutto il materiale, lo infiliamo nello zaino, un ultimo sguardo allo spigolo perso nel cielo azzurro e poi un autoscatto.
Con una giornata così, si stenta a credere che solo ieri sera nevicava.
Riprendiamo il sentiero che ci conduce alla civiltà, ma se potessi scegliere, rimarrei volentieri nell'inciviltà.

A Remo
un grazie di cuore ovunque tu sia

Clerici Danilo (cavallopazzo)


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